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ToggleLavoro a partita IVA. Possono chiedermi di essere reperibile? Su Donna Moderna la nostra risposta al quesito di un'illustratrice free lance
Su Donna Moderna di questa settimana, nella rubrica “dalla tua parte” a cura di Giorgia Nardelli, il quesito di un’illustratrice che collabora con un’agenzia come partita IVA: “(…) è entrato un grosso cliente e il capo pretende che sia sempre reperibile, può farlo?“
La risposta è NO
La risposta alla domanda “Possono chiedermi di essere sempre reperibile se sono una partita IVA?“, comunque, è no. Fermo restando le scadenze e gli impegni concordati, il libero professionista decide in autonomia come organizzare le giornate e come dedicarsi alle attività, senza vincoli di orario e di presenza. Il committente non può imporre la reperibilità nemmeno se limitata a determinati giorni o fasce orarie.
Nel caso di picchi di lavoro o commesse particolari può essere plausibile che il committente richieda un impegno particolare ma dovrebbe essere circoscritto in un tempo molto limitato e bilanciato con un compenso extra.
Se il committente evidenzia la necessità di avere una risorsa sempre reperibile, quindi non si tratta di un caso eccezionale, il quadro cambia.
Come difendersi
Come ricorda Nardelli nel commento, Unimpresa stima che 1 partita IVA su 10 incorre nel rischio di ritrovarsi a essere un dipendente “mascherato” da free lance, soprattutto chi ha un solo committente. Ma come si fa a capire se è un rapporto di lavoro “sano”?
Nelle SEDI NIdiL è possibile trovare ascolto e supporto per capire se le modalità di lavoro (tempi, strumentazione, potere gerarchico, disciplinare, di controllo) sono tipiche del lavoro subordinato, come quelle dei colleghi con un contratto da dipendente.
Anche utilizzare strumenti di proprietà del datore di lavoro/ committente (il pc, un software, entrare nel server aziendale, ecc) è un elemento tipico del lavoro subordinato, così come dover concordare le ferie. Se situazioni di questo tipo si protraggono nel tempo, il consiglio è di raccogliere le prove, conservando e mail e appuntando impegni su un diario ad esempio.
In tal caso, potrebbe essere possibile avviare una trattativa o chiedere a un giudice che vengano riconosciuti le stesse tutele e gli stessi diritti dei dipendenti diretti.