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ToggleI dati sull’occupazione femminile confermano le difficoltà di un sistema che fatica a raggiungere la parità, ma possiamo cambiare le cose attraverso la partecipazione, a partire dai referendum sul lavoro e sulla cittadinanza
Roma, 8 marzo 2025 – Nonostante nel nostro Paese, ultimamente, venga spesso celebrata la crescita dell’occupazione femminile, la cattiva notizia di questo 8 marzo è che ancora una volta per le donne si registra un quadro che evidenzia profonde disparità, proprio nel contesto lavorativo e professionale.
Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Cnel-Istat “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità”, le donne risultano superare gli uomini in ambito scolastico e formativo, ma scontano ancora importanti divari in ambito lavorativo. Sono le più precarie sia rispetto alla tipologia contrattuale sia rispetto all’orario di lavoro e, allora, se è vero che cresce l’occupazione femminile, che occupazione è?
Prevalentemente si tratta di contratti precari e part time involontari. Le donne hanno retribuzioni più basse fino anche al 25% in meno rispetto agli uomini (e, di conseguenza, pensioni più basse) e maggiori discriminazioni nella carriera. Nella disparità sul lavoro, determinata da più fattori, la maternità è certamente quello decisivo, che produce ricadute permanenti, in termini di percorsi professionali e di reddito.
RINNOVO CCNL SOMMINISTRAZIONE LAVORO: PIÙ DIRITTI E TUTELE PER LE DONNE
E allora che fare? In questo quadro sconfortante abbiamo provato ad accendere qualche luce con l’ipotesi di rinnovo del CCNL della somministrazione con il quale abbiamo rafforzato i diritti delle donne in gravidanza e maternità, tutelando la continuità lavorativa e il reinserimento al rientro dalla maternità, oltre che aumentando le prestazioni bilaterali a sostegno di maternità, adozione e affido, il rimborso della retta dell’asilo nido e il contributo per il materiale scolastico.
La violenza di genere continua a rappresentare una problematica sociale grave e diffusa che disegna per le donne un quadro ancora più complicato. I dati rivelano un aumento delle segnalazioni di reati a danno delle donne, con conseguenze che condizionano l’intero percorso di vita. È necessario ricordare che la violenza di genere non si limita ai reati registrati, ma può manifestarsi anche attraverso una scarsa indipendenza economica legata alle dinamiche discriminatorie del mondo del lavoro, che spesso rappresenta un ostacolo significativo all’emancipazione femminile e al recupero di una vita autonoma e sicura. Per sostenere le vittime di molestie e violenza abbiamo introdotto nel CCNL della somministrazione due specifiche prestazioni erogate dall’ente bilaterale del settore, che, ad integrazione di quanto già prevedono le norme di legge, sostengono economicamente le donne vittime di violenza e allungano il periodo di congedo retribuito a cui hanno diritto.
LAVORATRICI AUTONOME, SERVONO TUTELE SOCIALI
Questo l’abbiamo potuto fare in seno alla contrattazione collettiva nazionale, ma un ragionamento specifico va introdotto per le lavoratrici autonome, ancor più aggredite dai divari di genere e rispetto alle quali gli strumenti di conciliazione e tutela della maternità, ma anche le tutele sociali in generale (pensiamo ai trattamenti per malattia, sospensione dell’attività lavorativa o disoccupazione) all’interno del sistema obbligatorio di protezione sociale o non sono previsti o, quando esistono, sono poco incisivi e utilizzati.
LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE, VERSO I 5 REFERENDUM SU LAVORO E CITTADINANZA
Se davvero vogliamo cambiare questa situazione, se davvero vogliamo fare un passo avanti in tema di diritti, emancipazione e giustizia sociale, anche per le donne, possiamo e dobbiamo farlo con la nostra partecipazione. Il contributo di ogni lavoratrice e lavoratore, di ogni cittadino e cittadina, è fondamentale, partecipando alle assemblee nei luoghi di lavoro e alle iniziative di lotta per la difesa dei diritti. E, soprattutto, andando a votare.
In primavera potremo votare per i 5 referendum su lavoro e cittadinanza: è possibile dare una mano nei comitati referendari, è possibile sostenere la campagna referendaria parlandone con conoscenti, colleghi, amici e famigliari, è possibile votare e far votare: per sostenere il cambiamento, perché “libertà è partecipazione”.
Luisa Diana, Segretaria nazionale NIdiL CGIL