Si è tenuto a Matera, l’incontro “Giovani e pensioni rivolti al futuro” con il quale la Cgil Basilicata ha aperto la settima edizione di “Liberiamo il futuro”, manifestazione dedicata ai temi del lavoro e dei diritti.
“Le trasformazioni del sistema pensionistico da retributivo a contributivo, insieme alla contemporanea maggiore frammentazione contrattuale nel mondo del lavoro, difficilmente potranno assicurare un importo adeguato alle pensioni future dei giovani e di tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996, in particolare per coloro che avranno carriere lavorative discontinue, brevi o con bassi salari” questo l’allarme e lo spunto di riflessione lanciato dalla Cgil lucana.
Al dibattito, coordinato dal caporedattore della TgR Rai Basilicata Oreste Lopomo, hanno preso parte Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil, Ivan Pedretti, segretario generale Spi Cgil, Roberto Ghiselli, segretario nazionale Cgil e Alberto Brambilla, presidente Centro studi e ricerche itinerari previdenziali.
Andrea Borghesi, NIdiL Cgil
Secondo Borghesi “Il lavoro precario, discontinuo, le basse retribuzioni, lo stesso part time abbassano la pensione dei giovani. Con il sistema contributivo quanto si versa soprattutto all’inizio della carriera lavorativa è fondamentale per avere pensioni dignitose. La lotta alla precarietà e per salari più alti significa quindi anche dare una prospettiva previdenziale alle giovani generazioni.
La pensione contributiva di garanzia proposta dalla Cgil è lo strumento idoneo per rispondere al problema pensionistico dei giovani: prevede un intervento dello Stato in tutte quelle situazioni in cui non si matureranno trattamenti decenti con la sola contribuzione da lavoro del lavoratore/lavoratrice. Un lavoro di qualità crea pensioni di qualità.
Tra le priorità da affrontare c’è anche quella del riconoscimento della contribuzione ai lavoratori delle Gestione separata, nello specifico i collaboratori in caso di mancato versamento del datore di lavoro (cosiddetto automatismo delle prestazioni). A differenza di quanto avviene per i lavoratori dipendenti infatti, in caso di mancata contribuzione da parte del committente, il collaboratore non vede accreditati contributi previdenziali per quel periodo ai fini della pensione e delle altre prestazioni. Siamo all’assurdo che, oltre a non avere i contributi per la pensione, il lavoratore non possa in questo caso avere prestazioni quali la malattia e la disoccupazione. Sempre per i collaboratori si crea il paradosso di versare all’Inps una quota di contributi (11,41%) maggiore di quella che versano mediamente i lavoratori dipendenti (9,19%) ma di avere in cambio prestazioni comunque inferiori sul versante assistenziale; ciò di fatto riduce la quota di contributi a carico delle imprese committenti rispetto ad un normale datore di lavoro subordinato.
Sulle prestazioni sociali dei lavoratori della gestione separata consideriamo positivo il decreto appena varato che contiene un rafforzamento delle tutele in termini di accesso e aumento delle indennità per malattia.
Rispetto alle Partite Iva che hanno già un’aliquota inferiore (25,72%) non c’è alcun meccanismo di riparto essendo contribuzione previdenziale interamente a loro carico. Ad oggi è prevista solo una rivalsa facoltativa nei confronti del committente pari al 4%.”
Rassegna Sindacale, Borghesi (Nidil), occorre dare prospettiva previdenziale ai giovani
Andrea Pedretti, Spi Cgil
Rispetto al rapporto tra giovani e pensione il Sindacato propone come soluzione la pensione di garanzia, ovvero “un intervento dello Stato in tutte quelle situazioni in cui non si matureranno trattamenti decenti con la sola contribuzione da lavoro del lavoratore/lavoratrice – ha spiegato Ivan Pedretti – La questione giovanile nel nostro Paese è stata lungamente sottaciuta e deve quindi essere assolutamente affrontata.
Penso che sia necessario guardare alla possibilità di introdurre una pensione di garanzia, come del resto sosteniamo da tempo, per evitare di avere in futuro una generazione di pensionati poveri o poverissimi – ha quindi commentato il Segretario Generale Spi Cgil – Credo però sia ancora più importante dare ai nostri giovani un lavoro certo, stabile e ben retribuito. Se non si parte da qui sarà difficile offrirgli una prospettiva diversa e migliore.”
Roberto Ghiselli, Cgil
“Per la Cgil garantire ai giovani un’adeguata prospettiva previdenziale ha rappresentato in questi anni una priorità nelle richieste che abbiamo rivolto ai diversi governi, come faremo con quello che si sta insediando in questi giorni – ha aggiunto Roberto Ghiselli – Non possiamo condannare le nuove generazioni a un futuro di incertezza, prima nel mercato del lavoro e poi quando si diventa anziani.”
L’attuale normativa non offre un sostegno adeguato, soprattutto per i giovani che passano attraverso lavori discontinui o precari, con basse retribuzioni o a part-time – ha concluso il segretario nazionale Cgil – In questo caso la nostra proposta si chiama pensione di garanzia, cioè un aiuto a chi, pur impegnandosi nel mercato del lavoro, non è stato in grado di costruirsi con le sue forze una pensione dignitosa.”