12mila lavoratrici e lavoratori somministrati nella Sanità pubblica, fanno lo stesso lavoro, devono avere gli stessi diritti dei dipendenti diretti.
Roma, 29 maggio 2020. – La parità di trattamento economica e normativa è un diritto dei lavoratori somministrati nel privato e nel pubblico impiego, ricordano le segreterie nazionali di Felsa CISL NIdiL CGIL UILTemp. Salario accessorio, premi di risultato, indennità, incentivi, risorse aggiuntive previste dallo Stato o dalle Regioni per la pandemia vanno pagate anche alle oltre 12 mila persone, lavoratori e lavoratrici somministrate, che hanno operato e stanno operando nel comparto della sanità pubblica anche durante il periodo Covid-19.
Sono una parte di coloro che tutta Italia ha definito i “nostri eroi”, persone che sono state in prima linea garantendo il funzionamento del servizio sanitario nazionale e che, nonostante i rapporti di lavoro temporanei, hanno sempre dato piena disponibilità, con grande senso di responsabilità e spirito di sacrificio. Adesso dovranno anche loro rientrare nelle premialità che verranno definite per i lavoratori del comparto sanitario, altrimenti si realizzerà una clamorosa ingiustizia sociale ed economica.
Chiediamo di applicare la legge e le disposizioni amministrative che riguardano il lavoro in somministrazione riconoscendo uguali diritti per uguale prestazione lavorativa. Un problema questo che è comune a buona parte della pubblica amministrazione nonostante norme e varie sentenze che hanno riconosciuto le nostre ragioni.
Su questo Felsa CISL NIdiL CGIL UILTemp vigileranno ad ogni livello affinché venga rispettato questo principio, chiedendo anche al Governo di farsi parte attiva. Nei prossimi giorni le Organizzazioni Sindacali avvieranno una campagna per la parità di trattamento nella Pubblica Amministrazione e per l’eliminazione della discriminazione per i lavoratori e le lavoratrici in somministrazione, ai fini dell’accesso alle procedure concorsuali riservate (previste dalla legge Madia); si tratta in concreto di poter far valere la professionalità e l’anzianità acquisita in anni di precariato presso la PA, anche considerando l’impegno profuso durante il periodo Covid-19.
Su questi temi i Sindacati chiederanno al Governo e alle Regioni di intervenire per assicurare uguali condizioni economiche e normative, e al Parlamento di modificare una legge sbagliata e discriminatoria. Felsa CISL NIdiL CGIL UILTemp attiveranno nel contempo tutte le forme di tutela si dovessero ritenere necessarie a sostegno dei diritti dei lavoratori.