IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO: TUTTO DEVE CAMBIARE AFFINCHÈ TUTTO RESTI COM’È.
Roma, 18 dicembre 2018.- Con l’insediarsi del nuovo Governo, così come avviene ormai da 18 anni, sono ricominciate le infinite attese e le promesse mancate sulla stabilizzazione e il riordino dell’Istituto Statale Sordi di Roma. Sono trascorsi due mesi, infatti, da quando il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ha promesso un incontro con i lavoratori dell’Istituto Statale Sordi Roma e NIdiL CGIL Nazionale. Nonostante le numerose richieste, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta.
L’Istituto Statale Sordi di Roma eroga un servizio pubblico, ma dal 2000 non può ricevere finanziamenti pubblici: il Decreto n.46152/00, ha distaccato le Scuole dell’Infanzia e Primaria dall’ISSR che, sotto la vigilanza del MIUR, ha assunto così – nella prassi – le funzioni di un Centro di eccellenza sulla sordità, unico in tutto il territorio nazionale. Per realizzare appieno la trasformazione dell’ISSR, tuttavia, era necessario un regolamento governativo di riordino che ne disciplinasse le funzioni e lo dotasse di una pianta organica. Questo Regolamento governativo di riordino non è mai stato emesso.
È così che l’Istituto – l’unico dello Stato a occuparsi di sordità nel nostro Paese e che di anni ne ha più di 200 – stenta a vedersi riconosciuto dallo Stato e va a fondo trascinando con sé le sorti di 21 lavoratori, metà dei quali sordi. Ventuno lavoratori che non hanno conosciuto nell’arco della loro vita professionale all’interno dell’Ente nessuna tutela: vittime di un lungo precariato e del più assordante dei silenzi, quello dello Stato.
Eppure, il Ministero ha trovato il tempo e il modo per definire nuovi interventi sull’inclusione scolastica degli alunni sordi utilizzando 6 milioni di euro dei fondi PON a fronte della totale assenza di finanziamenti per il suo braccio operativo che, da anni, si assume l’onere di garantire corsi di didattica specializzata per studenti sordi rivolti agli insegnati. Anche in questo caso l’ISSR sembra per il Ministero non esistere nemmeno.
Dopo 18 anni la ricetta sembra essere ancora una volta quella degli interventi una tantum. Un finanziamento strutturale dell’Ente e l’applicazione della Legge Bassanini del 1997 (L.59/1997), tutt’ora in vigore, garantirebbero di consolidare pratiche e conoscenze per l’inclusione scolastica degli studenti sordi, ma – invece – pare abbia vinto ancora una volta la logica dell’emergenza e della precarietà.
NIdiL CGIL Nazionale denuncia quindila perdurante “sordità istituzionale”, richiede l’erogazione di fondi strutturali per il funzionamento dell’Ente e ribadisce con forza l’urgenza di un intervento normativo in favore dell’ISSR in assenza del quale sono a rischio:
- le attività e i servizi erogati in tutti questi anni in favore della collettività, in particolare delle persone sorde, delle loro famiglie e degli operatori del settore socio-educativo;
- la copertura delle spese di ordinaria gestione;
- gli stipendi dei lavoratori precari, da sempre privi delle garanzie offerte dai contratti di tipo subordinato, le cui sorti più che mai in questo momento risultano legate a quelle dello stesso Istituto.
A quanto pare cambiano i governi ma nulla muta realmente e dopo 18 anni in cui non sono mai stati erogati i fondi previsti, la storia prosegue immutata. Il rischio, ormai sempre più tangibile, è la chiusura, ma la chiusura dell’ISSR non causerebbe solo la perdita del lavoro per 21 persone (metà delle quali con disabilità uditiva), bensì un danno rilevantissimo per la collettività nel suo complesso e la comunità sorda in particolare: la soppressione dei molteplici servizi gratuiti e pienamente accessibili offerti da un ente dello Stato divenuto un centro di eccellenza sulla sordità, unico in tutto il territorio nazionale.
Per queste ragioni, il patrimonio umano e professionale rappresentato dall’Istituto Statale Sordi di Roma non può e non deve essere dimenticato. Il MIUR, il Governo e il Parlamento dovrebbero agire responsabilmente impegnandosi fin da subito e concretamente ad allontanare il rischio di chiusura dell’ISSR, dotandolo tempestivamente di un regolamento di riordino e, non da ultimo, provvedendo alla legittima stabilizzazione dei suoi lavoratori precari che nonostante questo, in tutti questi anni di silenzio istituzionale, hanno continuato a progettare, organizzare ed erogare attività e servizi a favore dei cittadini.
Il patrimonio umano e professionale rappresentato dall’Istituto Statale Sordi di Roma non può e non deve essere dimenticato, ma deve diventare semmai un modello nazionale di integrazione e sostegno alle disabilità, che lo stesso Ministero dell’istruzione, Università e Ricerca dovrebbe aver cura di preservare, impegnandosi fin da subito e concretamente ad allontanare il rischio di chiusura e a risolvere tempestivamente e definitivamente tutti le criticità e le storture.