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ToggleL’appello dei lavoratori dell’Istituto Statale Sordi di Roma a Bussetti, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
NIdiL Cgil in rappresentanza dei precari dell’Istituto Statale Sordi di Roma rilancia l’appello dei lavoratori affinchè il Governo si attivi per risolvere e impedire la chiusura del piccolo ente pubblico, unico in Italia per funzioni svolte e servizi offerti, il quale ha assolto, e ancora oggi assolve, a una funzione preziosa per la collettività.
L’ennesimo appello contro la chiusura dell’ISSR arriva dopo le ultime dichiarazioni pubblicate sui social network dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, che si è speso nel sottolineare la necessità di valorizzare la Lingua dei Segni Italiana LIS: “uno strumento importante di inclusione, di pari opportunità, di accesso alla comunicazione e piena partecipazione alla vita collettiva delle persone con deficit uditivo”.
Il Ministro ha anche condiviso che “Questo Governo sta facendo la sua parte. Il Ministro Lorenzo Fontana ed io, infatti, a dicembre abbiamo firmato un protocollo d’intesa che ha l?obiettivo di formare docenti esperti e qualificati nella LIS e favorire la completa inclusione scolastica dei bambini sordi segnanti. I corsi daranno una risposta attesa da molto tempo. Grazie a 6 milioni di euro già a disposizione, avvieremo subito i percorsi formativi destinati ai docenti di sostegno. Nessun ragazzo deve essere lasciato indietro”.
Alla luce dell’impegno preso, non si può dimenticare che l’Istituto Statale per Sordi di Roma, vigilato e subordinato al MIUR, è l’unico ente pubblico a occuparsi di sordità nel nostro Paese e organizza corsi di formazione per operatori, Assistenti alla Comunicazione, Interpreti LIS e corsi di Didattica specializzata per gli insegnanti che lavorano con bambini e ragazzi sordi.
Nonostante questo, l’ISSR è a rischio chiusura trascinando con sé le sorti di 21 lavoratori già esperti e qualificati nella LIS, metà dei quali sordi. Ventuno lavoratori che non hanno conosciuto nell’arco della loro vita professionale all’interno dell’Ente nessuna tutela: vittime di un lungo precariato e del più assordante dei silenzi di fronte alle ripetute richieste di intervento. Da 22 anni, infatti, l?Istituto attende e chiede un regolamento attuativo che disciplini le funzioni, lo doti di una pianta organica e ne renda possibile il mantenimento e la sopravvivenza.