La Cassazione ha respinto il ricorso di Foodinho, nel contenzioso tra Foodora e cinque riders di Torino. “Dal primo gennaio 2016 – spiega la sezione Lavoro della Corte (sentenza n. 1.663) – si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato tutte le volte in cui la prestazione del collaboratore abbia carattere esclusivamente personale e sia svolta in maniera continuativa nel tempo e le modalità di esecuzione della prestazione, anche in relazione ai tempi e al luogo di lavoro, siamo organizzate dal committente“.
Secondo i giudici, infatti, “quando l’etero-organizzazione, accompagnata dalla personalità e dalla continuità della prestazione, è marcata al punto da rendere il collaboratore comparabile ad un lavoratore dipendente, si impone una protezione equivalente e, quindi, il rimedio dell’applicazione integrale della disciplina del lavoro subordinato.
Si tratta di una scelta politica legislativa volta ad assicurare al lavoratore la stessa protezione di cui gode il lavoratore subordinato, in coerenza con l’approccio generale della riforma, al fine di tutelare prestatori evidentemente ritenuti in condizione di ‘debolezza’ economica, operanti in una ‘zona grigia’ tra autonomia e subordinazione, ma considerati meritevoli comunque di una tutela omogenea.”
Cgil: bene sentenza che riconosce ai riders le tutele del lavoro subordinato
“I riders devono avere le stesse tutele dei lavoratori subordinati. Accogliamo con favore la sentenza della Cassazione che lo conferma, respingendo il ricorso della piattaforma di Food Delivery Foodinho.” è il commento della segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti.
“Pur avendo necessità di approfondire il testo della sentenza – aggiunge la dirigente sindacale – ci pare che quanto stabilito dalla sezione Lavoro della Cassazione vada nella direzione di avvicinare sempre più il lavoro dei riders a quello subordinato. Si conferma infatti la etero organizzazione di tale impiego, e pertanto l’opportunità di applicare ad esso la disciplina del rapporto di lavoro subordinato.”
“Il sistema delle multinazionali del Food Delivery non può più nascondersi dietro il falso mito del ‘nuovo’ lavoro e della completa autonomia della prestazione. Come sosteniamo da sempre con le nostre Categorie – conclude Scacchetti – i contratti collettivi nazionali, a partire da quello della logistica, devono diventare lo strumento di regolazione del settore.”
“Ottima notizia – commenta Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil – la Corte di Cassazione ha confermato quanto già riconosciuto ai lavoratori dalla Corte d’Appello di Torino: un importante passo in avanti. Nidil Cgil al fianco dei lavoratori per il riconoscimento di diritti e tutele.”
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