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L'editoriale del segretario generale NIdiL Cgil Andrea Borghesi
Sostegno al reddito per chi lavora!
Durante la crisi Covid, il governo ha varato oltre quindici tipologie di diverse indennità per il sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti e autonomi non coperti dalla cassa integrazione; questo senza contare la proroga di Naspi e Discoll, le prestazioni di disoccupazione rispettivamente per lavoratori dipendenti e collaboratori.
Quindici diverse misure (stagionali, collaboratori, professionisti con partita iva, tempi determinati di specifici settori, intermittenti, sportivi, lavoratori autonomi occasionali ecc..) per tentare di “coprire” tutti gli esclusi dalle “classiche” coperture. Strumenti inventati di sana pianta, che pur utili e necessari, hanno mostrato tutti i limiti in termini di entità, durata, equità.
Quindici diverse misure eppure insufficienti a raggiungere tutti coloro che per vivere lavorano anche senza considerare le ingiustificabili esclusioni più volte denunciate dal sindacato unitariamente.
Tutto ciò è il segno evidente che è necessario arrivare a costruire un sistema universale di ammortizzatori sociali in grado di offrire un certo grado di sostegno in caso di difficoltà a tutti i lavoratori, al di là della tipologia di impiego. Certo, si dirà, che non si fa una riforma di questo tipo pensando alla pandemia, cioè ad un caso eccezionale, ma è innegabile che la crisi Covid 19 ha messo in evidenza in maniera plastica tutti i buchi del nostro sistema dal punto di vista delle tutele.
Ce lo chiede anche l’Europa
L’Europa, il cui abbandono, per ora temporaneo (ma che speriamo diventi duraturo), delle politiche di rigore ha permesso di varare un piano di ripresa senza precedenti, ha raccomandato all’Italia di rafforzare il sostegno al reddito “indipendentemente dallo status occupazionale dei lavoratori (…) particolarmente pertinente per i lavoratori atipici”. Ecco, appunto, ce lo chiede anche l’Europa. Il Governo ha annunciato per bocca della ministra Catalfo la volontà di varare una riforma degli ammortizzatori sociali nel segno di un “universalismo differenziato”, espressione ossimorica ma efficace, e ha messo al lavoro una Commissione di esperti. Ecco, noi sosteniamo questo progetto ancora non definito nelle misure e proviamo a dare un contributo di merito.
Riteniamo sia necessario che il sistema sia universale e copra tutti al di là della tipologia lavorativa, sia assicurativo, cioè, tutti dovranno contribuire per avere le prestazioni, ma anche solidaristico, cioè il quanto si riceve non sia direttamente connesso a quanto si versa, differenziato nella contribuzione tra le diverse tipologie.
È necessario che assicuri prestazioni sia in costanza di rapporto, sia in caso di cessazione, che risponda all’esigenza di prestazioni di importo minimo e non solo massimo come invece è oggi per la cassa integrazione e per la Napsi/Discoll (basti pensare ai miseri importi per i part time e per tutti i lavoratori a basso reddito), superi la progressiva riduzione della prestazione (decalage della Naspi), attribuisca la contribuzione figurativa durante i trattamenti oggi non prevista per i collaboratori.