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ToggleRoma, 14 giugno – “Sono stati forniti dall’Inps i dati relativi all’Iscro, l’indennità per i lavoratori autonomi, per il primo anno di sperimentalità, il 2021. E i risultati non sono dei migliori. Il numero di domande accolte è stato largamente inferiore alle attese: 3.471 su 9.443 presentate (solo 68 ancora in lavorazione), contro le 43.500 previste”. Così, in una nota congiunta, CGIL, APIQA e NIdiL che aggiungono: “il numero esiguo di richieste rispetto alla potenziale platea evidenzia che qualcosa non ha funzionato dal punto di vista dei requisiti”.
Da quanto analizzato dal sindacato “i dati sulle cifre erogate non sono disponibili, ma l’indennità massima era di 4.800 euro e in media, sempre in base a quanto riferito dall’Inps, è stata di 3mila euro. Quindi complessivamente l’Inps ha erogato per il 2021 una cifra che stimiamo essere intorno a 10,4 milioni”. “Per coprire un esborso – sottolineano CGIL, APIQA e NIdiL – che secondo le previsioni sarebbe stato largamente superiore a quanto raccolto con la contribuzione aggiuntiva dello 0,26%, erano stati stanziati 70,4 milioni di euro per il 2021, 35,1 milioni per il 2022, 19,3 milioni per il 2023 e 3,9 milioni per il 2024”.
“Non sono disponibili i dati su quanto versato con lo 0,26%, ma comunque – proseguono – si tratta di una cifra superiore a quanto erogato per l’Iscro. Non solo le cifre a bilancio non sono state utilizzate, ma addirittura risulterà un avanzo Inps per la voce Iscro. Un avanzo destinato ad aumentare nel 2022, in seguito all’aumento della contribuzione dallo 0,26% allo 0,51%”.
“Un primo bilancio, seppur parziale, ci permette di dire – affermano CGIL, APIQA e NIdiL – che il numero esiguo di richieste rispetto alla potenziale platea evidenzia che qualcosa non ha funzionato dal punto di vista dei requisiti. In questo contesto, è proprio la sperimentalità della misura a permetterci di fare delle prime valutazioni e prevedere degli aggiustamenti in itinere”.
Secondo CGIL, APIQA e NIdiL “il parziale accesso alle domande evidenzia la necessità di discutere su una revisione dei criteri di ammissione, affinché siano resi meno restrittivi. Si va dalla revisione al ribasso del reddito da lavoro autonomo nell’anno precedente la presentazione della domanda sulla media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni anteriori (oggi stabilito al 50%), all’aumento del tetto di reddito dell’anno precedente (oggi a 8.299,76), e all’abbassamento degli anni di possesso della partita Iva (oggi fissati a 4 anni)”. “Infine, chiediamo che siano predisposti interventi per informare adeguatamente gli iscritti alla gestione separata, coinvolgendo – concludono CGIL, APIQA e NIdiL – le sedi Inps con un apposito sportello nazionale, le Associazioni di rappresentanza, i Patronati e i Caf”.
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