SOMMARIO
ToggleManifestazione nazionale CGIL UIL 20 aprile 2024, intervento di Maria Grazia, tirocinante da 10 anni presso il comune di Villa San Giovanni (RC)
Buongiorno, mi chiamo Maria Grazia Santagati e sono una tirocinante, una tirocinante di inclusione sociale della Regione Calabria iscritta a NIdiL CGIL.
Lavoro da più di 10 anni nel Comune di Villa San Giovanni, in provincia di Reggio di Calabria, come impiegata presso l’ufficio personale e a volte svolgo servizio di assistenza pre-scuola presso gli istituti scolastici del comune e mi sostituisco, di fatto, ai lavoratori dipendenti svolgendo funzioni e mansioni che non potrei fare visto che lavoratrice dipendente non lo sono.
In Calabria, nella mia stessa situazione ci sono altri 4.000 colleghi circa che tra le amministrazioni pubbliche calabresi, non solo i Comuni ma anche le Provincie, le Asp, le Scuole e qualche parco regionale, svolgono lo stesso lavoro con mansioni diverse a seconda delle esigenze delle amministrazioni pubbliche locali.
Ci sono colleghi che lavorano all’ufficio anagrafe rilasciando carte d’identità, allo stato civile e hanno contatti quotidiani con la questura: lavoriamo in tutti gli uffici comunali. Essendo tirocinanti ovviamente non abbiamo nessun diritto contrattuale.
Percepiamo un sussidio di 700 euro al mese che ci viene erogato ogni mese e mezzo, se ci va bene; abbiamo l’obbligo di raggiungere il 70 per cento di presenze su base mensile per far sì che il sussidio stesso venga erogato e, quindi, se ci dovesse capitare di ammalarci e mancare in un mese più di 5 giorni nessuno ci pagherebbe la stessa mensilità e le ore svolte andrebbero perse, per non parlarvi del fatto che quando sono rimasta incinta ho dovuto sospendere il tirocinio per poi riprenderlo senza nessuna maternità riconosciuta da parte dell’Inps.
Ovviamente, oltre a malattia e maternità, non abbiamo diritto a ferie, tredicesima, tfr, contributi e tutti gli istituti previsti da un contratto. Per farvi capire, se accedo su my inps e vado nella sezione preposta a controllare il mio estratto contributivo, dal 2016 ad oggi non ho contributi versati, neanche quelli figurativi, il mio lavoro quotidiano che svolgo nel mio Comune non risulta da nessuna parte.
Lavoriamo per la pubblica amministrazione, ma di fatto è come se fossimo lavoratori in nero legalizzati dallo Stato. Molti altri miei colleghi, al contrario mio che lavoro all’interno degli enti, lavorano come operai all’esterno del Municipio, molti di loro vengono mandati a fare tutti quei lavori di manutenzione sul territorio comunale e la maggior parte degli enti non fornisce loro nessun dispositivo di sicurezza, nonostante in molti usino anche attrezzature potenzialmente pericolose come ad esempio un tagliaerba piuttosto che una motosega.
Spesso accade che non gli viene fornito neanche l’abbigliamento necessario come potrebbe essere una banale casacca per poter svolgere quel lavoro in sicurezza, ad esempio per essere notati a bordo strada mentre lavorano, con il rischio ogni giorno di subire qualche incidente.
La politica calabrese, i parlamentari calabresi, ci hanno sempre detto che avrebbero risolto la nostra situazione, che ci avrebbero dato la possibilità dopo anni e anni di apprendimento di essere equiparati ai lavoratori dipendenti; addirittura prima dicevano che ci avrebbero stabilizzati tutti negli enti dove svolgiamo il nostro tirocinio.
Dopo anni di promesse e prese in giro, ci siamo rivolti ai sindacati iniziando ad iscriverci per difendere i nostri diritti e dall’anno scorso qualcosa in tal senso si è iniziato a muovere. Dalle continue proroghe del progetto che ci sono state negli anni scorsi, quest’anno grazie al lavoro di NIdil CGIL e anche della UILTemp, siamo riusciti a farci riconoscere anche dallo Stato.
Abbiamo finalmente una legge che dà la possibilità ai Comuni di poterci contrattualizzare con un contratto a tempo determinato di 18 ore per 18 mesi, in deroga ai vincoli assunzionali che hanno i Comuni calabresi stessi. Questo passo in avanti importantissimo che c’è stato grazie ai Sindacati, alla CGIL in particolare: non è però sufficiente perché mancano le risorse che le stesse Organizzazioni Sindacali chiedono.
Oggi la Regione Calabria ogni anno spende circa 32 milioni di euro per le proroghe dei tirocini che non stanno portando un posto di lavoro, per contrattualizzare tutti noi ne servono circa 60 altrimenti i Comuni non sono nelle condizioni economiche di poterci garantire uno stipendio anche part time; molti Comuni calabresi, tra l’altro, come quello in cui lavoro io, essendo in dissesto o pre-dissesto, senza copertura economica della spesa, non sono nelle condizioni neanche di richiederlo.
Il primo emendamento presentato con l’ultimo decreto milleproroghe dove i sindacati avevano chiesto una parziale copertura della spesa dallo Stato con 40 milioni di euro all’anno è stato modificato in corso d’opera e approvato togliendo solo la parte economica che di fatto ad oggi lo rende inutile.
Stiamo chiedendo allo Stato con i prossimi lavori che ci saranno sull’assestamento di bilancio che venga recuperata quella cifra necessaria. Che la Regione Calabria mantenga la parola data ai sindacati e continui a garantire la differenza economica che serve in modo che tutti noi a scadenza dell’ennesima annualità di tirocinio possiamo sperare di avere finalmente la possibilità, dopo un decennio, di firmare un contratto con tutti i diritti previsti.
Siamo per questo pronti a mobilitarci di nuovo, a dare battaglia se è necessario affinché la politica – una volta per tutte – smetta di prendersi gioco di noi e mantenga gli impegni che ha assunto: farci firmare un contratto di lavoro. Non chiediamo altro.
Grazie a tutti.