DOPO IL “CURA ITALIA”, IL DECRETO “RILANCIA ITALIA” HA CONFERMATO L’INDENNITA’ DI 600 EURO PER I MESI DI APRILE E MAGGIO.
Le ultime misure del Governo rafforzano un trend che finalmente porta a concepire come un vero lavoro l’attività svolta da tanti tecnici, allenatori e amministrativi nelle associazioni sportive dilettantistiche, nelle palestre e nelle società e federazioni sportive. Anche grazie all’intervento del Sindacato.
Per quanti non lo avessero fatto con il Decreto “Cura Italia”, dall’8 al 15 giugno sarà possibile presentare la domanda per l’indennità di aprile e maggio prevista dal decreto “Rilancia Italia”. Per quanti, pur avendo presentato domanda per il mese di marzo, fossero ancora in attesa dell’indennità a causa della mancanza di risorse, i bonifici da parte di Sport e Salute sono partiti il 5 giugno; gli stessi si vedranno accreditare automaticamente (senza dover presentare nuovamente la domanda) anche le indennità per i mesi di aprile e maggio.
Sono ancora in valutazione le domande con documentazione incompiuta, con il “Cura Italia”, infatti, si sono registrati ritardi nell’erogazione e molti collaboratori sportivi hanno avuto difficoltà a reperire la documentazione necessaria all’approvazione della richiesta.
UN SETTORE DEREGOLAMENTATO
Questo perchè il problema è sempre lo stesso: a fronte di un sistema sostanzialmente deregolamentato, le forme “d’ingaggio” per questi lavoratori sono tra le più fantasiose e meno univoche ed è difficile documentarle. Sappiamo, inoltre, che anche in questo settore vi è tanto lavoro sommerso.
Certamente, uno dei pregi che ha avuto l’intervento a favore dei lavoratori nello sport, in questa fase emergenziale del Covid 19, è stato quello di sollevare un tappeto sotto il quale stazionavano da decenni condizioni di lavoro precarie, senza riconoscimento e tutele e tuttavia animate da grandi passioni, impegno e professionalità. Perchè lo sport è rigore e chi ci lavora con lo sport lo sa.
La strada per il riconoscimento pieno del diritto al lavoro di molte persone del settore, passa inevitabilmente per la Legge Delega del 2019, che apre finalmente uno spiraglio all’idea che lo sport, per quelli che lo insegnano e lo praticano a tempo pieno, non sia più come era nel passato, nella maggior parte dei casi, un hobby, bensì un lavoro, esercitato a tempo pieno, con competenza e professionalità e quindi a pieno titolo di fatto dentro il sistema di diritto giuslavoristico.
LA BATTAGLIA PER I DIRITTI
Per raggiungere l’obbiettivo di una vera regolamentazione del lavoro sportivo, le forze in campo sono molte e spesso contrapposte, le difficoltà di sostentamente delle associazioni dilettantistiche pesano in un processo di emersione del fenomeno, gli interessi economici dei colossi del fitness confondono le acque circa la funzione sociale importante di molte realtà dilettantistiche e il potere consolidato e quasi esclusivo (sino ad ora) del Coni rischia di rallentare il percorso, se non si guarderà con lungimiranza a un settore che potrebbe dare una spinta all’economia del Paese e dare opportunità occupazionali di qualità a molti giovani e meno giovani.
La società italiana dovrebbe, facendo tesoro delle direttive europee, del Libro bianco ecc, chiedersi non solo cosa si può fare per il mondo sportivo, ma quanto il mondo sportivo può fare per la collettività se giustamente valorizzato. D’altro canto, quello dello sport è un mondo a parte che progressivamente sta tentando di uniformare i propri comportamenti a quelli del resto del mondo, chissà che non ne abbia anche qualche vantaggio?
Le Organizzazioni Sindacali unitariamente, le categorie dei dipendenti (Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom) così come quelle dei lavoratori atipici, autonomi e a collaborazione (NIdiL Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp) stanno sviluppando un rapporto di collaborazione sempre più stretto tra loro, riconoscendo identità lavorative (dipendenti e autonomi) cui dare rilevanza e valore, nella convinzione che la costruzione di una piattaforma comune possa includere le differenze e soprattutto portare al giusto riconoscimento di diritti universali per tutti e tutte.
DIALOGO APERTO CON IL MINISTERO
Si attende una prossima convocazione da parte del Ministero dello Sport per proseguire in un dialogo che sino a qui si è rivelato fruttuoso, sebbene non esaustivo. Ci sembra che l’intenzione di far fare un salto di qualità al sistema animi molti dei soggetti in campo. Bisogna che i livelli istituzionali si facciano apripista per l’istituzione di un tavolo che progetti e lavori a una nuova epoca per il sistema sportivo, in cui il lavoro divenga punto di forza e risorsa primaria da tutelare e promuovere. In queste prime prove di riapertura delle attività, la ripresa in sicurezza desta non poche preoccupazioni a chi lavora, sia circa il volume di lavoro previsto sia circa le condizioni imposte dal distanziamento, cui è difficile dare risposte. Il Ministero dello Sport ha diffuso un Protocollo puntuale per la ripresa in Sicurezza dell’attività di base in cui rimanda per la sicurezza sul lavoro al Protocollo sottoscritto dai sindacati dei dipendenti, firmatari dell’unico CCNL di settore (Slc, Fisascat e Uilcom), riconoscendo il ruolo importante che può svolgere il sindacato per accompagnare il post lockdown.
CONTRATTAZIONE SOCIALE E TERRITORIALE
A noi toccano la pratica negoziale, la presenza territoriale e il protagonismo in una fase tantocomplicata, che tuttavia sta aprendo delle opportunità. Le strutture territoriali di NIdiL, in diverse aree, aprono interlocuzioni con le istituzioni locali per tentare una sempre maggiore tutela del mondo del lavoro sportivo e contribuire così a garantire offerte sportive di qualità sul territorio.
La contrattazione sociale e territoriale può svolgere anche in questo caso un ruolo importante e proficuo. Intanto, i lavoratori sportivi si rivolgono a NIdiL Cgil individualmente e in forme collettive autorganizzate, per avere supporto tecnico e di servizio, ma sempre di più per partecipare. Insomma qualcosa si muove, direi molto.