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ToggleOBIETTIVO PIENA E BUONA OCCUPAZIONE. QUALE RUOLO PER LO STATO? DAGLI SGRAVI ALLA JOB GUARANTEE
Dialogo tra Sindacato e ministro Orlando sulle tutele universali e le riforme che servono per il dopo la pandemia
Roma, 18 marzo 2021. Si è tenuto questa mattina in diretta streaming sui canali social degli organizzatori, CGIL e NIdiL CGIL, l’incontro dal titolo “Obiettivo piena e buona occupazione. Un nuovo ruolo per lo Stato: dagli sgravi alla Job Guarantee”. Il segretario generale NIdiL CGIL, Andrea Borghesi e il segretario generale CGIL, Maurizio Landini, hanno dialogato con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando sulle prospettive del “dopo Pandemia”.
Al dibattito sono intervenuti anche Riccardo Sanna, coordinatore area politiche dello sviluppo della CGIL, Martino Mazzonis, americanista e autore di “Lavorare tutti?”, Dario Guarascio, economista e docente all’università di Roma “La Sapienza”, Laura Pennacchi, coordinatrice del Forum Economia e le lavoratrici atipiche e discontinue Paola Maria Catapano, Elisa Fontanelli e Roberta Marzioni.
Le difficoltà dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro non sono problemi nati con la pandemia, ma stanno peggiorando con la crisi. Andrea Borghesi, segretario della categoria sindacale che rappresenta lavoratrici e lavoratori atipici ha ricordato nel suo intervento che: “I giovani che non lavorano e non sono in formazione tra i 15 e i 34 anni sono oltre il 25%. Il tasso di coloro che non cercano lavoro oggi è per le donne il 47%, nel Mezzogiorno arriva al 62%. Da questi pochi dati si capisce che da qui deve partire una politica che vuole aggredire la disoccupazione”.
Per Borghesi occorre immaginare “un nuovo ruolo dello Stato nella creazione del lavoro. Abbiamo visto dal Ministro un’apertura su questi temi. Una politica nuova, non solo un intervento spot, che veda lo Stato investire sul lavoro facendosi datore di lavoro di ultima istanza. Una politica di investimento che tende a migliorare quantità e qualità dell’occupazione. Pensiamo a una politica che preveda un piano straordinario di piena e buona occupazione. Tutto questo va connesso al recupero di tutta la quantità di occupazione che abbiano perso nel lavoro pubblico per l’assenza del recupero del turn over”.
Bisogna “rimettere al centro il lavoro, non quello precario, ma un buon lavoro”: è questo il punto fermo “da cui partire per poter vivere dignitosamente” ha commentato Maurizio Landini. “Oggi – ha proseguito il segretario generale CGIL – il lavoro non solo è molto precario ma sono aumentate le persone che pur lavorando sono povere. Si pensava che aumentare la cosiddetta flessibilità avrebbe risolto i problemi, invece ci troviamo di fronte alle contraddizioni fatte esplodere dalla pandemia”.
“Se vogliamo un lavoro dignitoso, abbiamo bisogno di ragionare su come si recepiscono nel nostro Paese la direttiva sul salario minimo e la direttiva sulla rappresentanza. Non per fare semplicemente un salario minimo nel nostro Paese, ma, al contrario, per fare in modo che i contratti nazionali di lavoro e la contrattazione collettiva abbiano anche quel sostegno legislativo che permetta di impedire che ci siano persone che, pur facendo lo stesso lavoro, hanno diritti e salari diversi. E perché – aggiunge Landini – la contrattazione collettiva come processo di gestione dei cambiamenti venga regolata anche in termini di rappresentanza”.
Anche per questo “la riforma degli ammortizzatori sociali deve essere davvero universale – ha quindi sottolineato Landini – Deve tutelare tutti i lavoratori e tutte le forme di lavoro”. E il sindacato deve partecipare alla definizione del nuovo modello di sviluppo. Questo il significato della lettera inviata ieri, con Cisl e Uil, al premier Mario Draghi: “Abbiamo scritto formalmente al presidente Consiglio perché riteniamo che mai come adesso ci sia bisogno che le varie azioni siano il segno di un cambiamento fondamentale, dell’indirizzo nuovo verso cui va il nostro Paese”. “Ma abbiamo bisogno – ha concluso Landini – di trattare varie questioni sul tappeto: dalla riforma della PA, alle politiche industriali, a come si spendono i soldi europei, alla riforma fiscale, a come si gestisce questa fase di emergenza che ci deve traghettare verso un nuovo modello di sviluppo. Questa è la questione politica, sociale, sindacale. Vogliamo rivendicare di essere coinvolti e anche contribuire a indicare la direzione del nuovo modello di sviluppo”.
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenendo all’incontro, ha espresso un forte e chiaro “no” alla linea della precarizzazione. “Sento un riaffiorare di alcune idee – ha spiegato – secondo cui con la pandemia possano tornare a crescere le varie forme di precarizzazione del lavoro. Questa è un’idea che deve essere immediatamente respinta. Questo è un fatto inequivocabile. Non possiamo più permetterci una società ripiegata su sé stessa, anche a causa delle condizioni del mercato del lavoro”.
Per Orlando “non si gestisce il Recovery solo con un esercito di giuristi. Lo Stato deve riacquistare una funzione di programmazione, c’è l’esigenza di spendere quei fondi con grandi implicazioni politiche”.